lunedì 3 febbraio 2014

Luigi Manconi: Presidente della Commissione per i Diritti Umani





Io, quasi cieco
e la mia vita tra le ombre

"Io, senatore diventato cieco, non so che faccia abbia Obama, ma provo a ridere del mio handicap"



"Per esempio, io non so che faccia abbia Obama. Nel 2008, quando venne eletto, non ero già più in grado di memorizzarne il volto. Direi che ha una testa ovaloide. È così?". Mentre parla, non ti centra, guarda un po' altrove. "Anche Giovinco, per dire, eroe della mia epopea sportiva. È venuto dopo, e io non so immaginare i tratti del suo viso, né riconoscerne movenze e traiettorie sul campo".

"Tutto quello che non ho filmato nel cervello prima della mia patologia, mi è visivamente sconosciuto".
Luigi Manconi, 65 anni, sardo di Sassari, senatore del Pd e fresco presidente della Commissione per i Diritti Umani, oltre a un altro sacco di cose, dalla sociologia alla militanza politica fino a una conoscenza dottorale in musica leggera e popolare, non vede praticamente da 7 anni e non ne ha mai parlato. Per pudore, forse, o per volontà di rimozione. Resta il fatto che, anche se la definizione clinica è "ipovedente", per la Asl è un "cieco civile", con un "residuo visivo non superiore a un ventesimo" all'occhio sinistro e zero al destro. In un parlamento di non larghissime vedute, lui è l'unico a non vederci sul serio. Ma non porta il bastone, né gli occhiali scuri, gira spesso da solo, attraversa la strada come un pazzo. Non che la cecità per Manconi sia un segreto da celare, ma neanche un handicap da esibire. "Lo dico a quelli con cui entro in contatto, molti lo apprendono all'improvviso. Di solito, mi danno una pacca lieve sul braccio e mormorano: scusa, non sapevo. Scusa di che? Io sono più cose: politico, docente universitario, padre di tre figli. E c'è Bianca (Berlinguer, direttore del Tg3, ndr).
 repubblica.it

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