mercoledì 26 febbraio 2014

Il libro di Claudio Naranjo: "Cambiare l’educazione per cambiare il mondo"

La proposta educativa contenuta nel libro di Claudio Naranjo "Cambiare l’educazione per cambiare il mondo"
13 dicembre 2013 alle ore 12.54
La proposta educativa contenuta nel libro di Claudio Naranjo, Cambiare l’educazione per cambiare il mondo, pubblicato dalla Casa Editrice FORUM di Udine, grazie al patrocinio dell’Università di Udine, nasce, oltre che da una lunga esperienza nel campo educativo e psicologico, dalla percezione personale e dalla constatazione sempre più condivisa, suffragata da documenti e ricerche, che la trasformazione della società ormai si manifesta con carattere di estrema urgenza.
Il mondo è in crisi, la lista di problemi si allunga sempre di più, e ci si allontana in maniera preoccupante da ciò che nell’essere umano è essenziale e vitale.
L’educazione inoltre non sembra più svolgere una funzione significativa nell’orientamento delle coscienze e dei comportamenti umani.
La complessità dei problemi ci richiede uno sforzo di attenzione a quella che può essere la loro causa principale o la loro matrice e l’urgenza della loro soluzione ci obbliga a trovare nuovi paradigmi per poter dipanare – con una visione d’insieme - l’intrecciata matassa di pesantezze che gravano sul pianeta e sull’umanità.
Ma qual è l’origine dei problemi?
Risiede nell’ inerzia del fattore culturale o nel dinamismo virtuale del fattore economico-sociale?
Nel modo di procurarsi il necessario per vivere o nella coscienza con cui ci si versa in questa attività?
Nella scale di valori che ci orientano dall’esterno o in quelli che implicitamente e quasi inconsapevolmente incarniamo e riproduciamo?
Secondo Claudio Naranjo, la vera radice dei nostri innumerevoli problemi, il meta-problema, è costituita da un “fattore” spesso rimosso dalla coscienza della nostra società: il suo carattere patriarcale.
Con argomentazioni di tipo antropologico e psico-storico, Naranjo sostiene in maniera convincente che nello spirito del patriarcato c’è la negazione del paritario e del fraterno, la sottovalutazione dell’aspetto comunitario, il disprezzo per la dimensione emotiva e dell’alterità femminile, la noncuranza nei confronti dell’aspetto ludico e giocosamente istintivo.
Come se l’umanità si fosse fissata in una fase antica della sua evoluzione e prolungasse gli aspetti “progressivi” della nascita del patriarcato oltre ogni limite compatibile con la vita dello stesso pianeta.
Pur riconoscendo, dunque, che la fase patriarcale con le sue caratteristiche di razionalità, logicità, pensiero mirato e unidirezionale, di verticalità e autorità possa essere stata utile in una certa epoca storica, si contesta che ce ne sia ancora bisogno- anzi il bisogno si è esaurito da un bel po’- e si propone di guardare avanti con una visione integrativa delle varie dimensioni dell’essere umano: la razionalità, l’affettività e la sana istintività, che corrispondono, semplificando, all’aspetto paterno, materno e filiale che sono presenti nel nostro essere interiore.
Dire che il nostro male risiede nel patriarcato significa che il problema è vecchio come la civiltà stessa e che solo senza la persistenza di rapporti obsoleti di autorità e dipendenza si potrà immaginare un’epoca di esseri umani capaci di relazioni fraterne oltre che di un sano prendersi cura di se stessi. Significa anche che il patriarcato possa essere la radice comune della voracita’ accumulativa, della alienazione, della mentalità di sfruttamento industriale e della terra, del capitalismo, dell’incapacità di vivere in pace e degli altri mali di cui soffriamo.
Da questa intuizione - andare oltre il patriarcato e cercare un equilibrio con le altre istanze presenti nella persona e nelle civiltà - scaturisce il bisogno di rimuovere, attraverso un adeguato lavoro personale, modalità interne, antiche come la nostra civiltà, di vedere se se stessi e il mondo intorno, di superare maniere prefissate di concepire il proprio universo e quello degli altri.
L’educazione deve raccogliere tale bisogno collettivo di vedere il mondo con occhi nuovi, di riconsiderare i valori, di trovare un nuovo equilibrio tra di essi, che sappia integrare la luce della razionalità con la ricchezza e la flessibilità, talvolta in ombra, della emotività, e della forza e la vitalità di una sana istintività; deve indurre la voglia di sorprendersi e favorire l’accesso all’enorme potenzialità del nostro essere umano.
E’ giunto il momento di ridare all’educazione la sua missione principale di orientamento vitale e saggio delle persone e di concepirla non più in maniera uni-dimensionale ma di sintesi, capace di stimolare e perseguire un processo di integrazione e collaborazione pacifica tra le varie dimensioni dell’essere umano.
Un’educazione olistica dovrebbe occuparsi non solo di informare e di insegnare a pensare, ma dovrebbe includere nel suo curriculum una componente affettiva e relazionale e un’altra componente di motricità e spontaneità organismica, risonanza della parte più essenziale e profonda della vita. Un’educazione dell’intera persona dovrebbe essere sensibile anche ai bisogni di autenticità, di moralità senza moralismi e di essenzialità umana.
Il frutto personale di tale lavoro di integrazione non potrà non proiettarsi su scala planetaria alle diverse forme identitarie di cultura e civiltà.
Un’educazione per l’intera persona per un mondo unificato.
Dopo aver, così, colmato un vuoto di ricerca sulle cause profonde di ciò che succede oggi nel mondo - tanti sono gli studi di critica economica, sociale e culturale ma pochi quelli che si misurano con l’origine di tanta problematicità - ed aver individuato nel patriarcato l’origine psico-sociale del cattivo stato di salute dell’umanità, Claudio Naranjo passa alle descrizione delle varie modalità psicologiche e sociali che assume l’involuzione della società odierna.
Senza perdere di vista i risultati più attuali della ricerca psicologica, collegandosi ad una lunga e autorevole tradizione spirituale - che trova echi profondi nei padri della chiesa - e gettando un ponte tra le due forme di conoscenza, disegna in maniera originale delle mappe di analisi e orientamento psicologico, che valgono per l’individuo e la società, che permettono facilmente di acquisire un bagaglio di autoconoscenza e di sana comprensione dei comportamenti umani e sociali.
Introducendo il tema dell’”enneagramma” nella società, l’autore offre potenti strumenti di analisi e spiegazione delle forme abnormi e disumane che essa ha assunto nel corso dei secoli e prepara gli strumenti di lavoro per una sua profonda trasformazione.
Infine l’autore, versando nella teoria e nella pratica educativa tutta la sua esperienza maturata nel campo della psicologia e della formazione continua degli adulti, con la dovizia e l’originalità di riflessioni e di esperienze di formazione che il suo saggio e coraggioso percorso di vita gli ha offerto, suggerisce in maniera convincente che il cambiamento richiesto oggi nell’educazione non solo è possibile ma potrebbe risultare meno costoso di ciò che si può immaginare.
E’ quanto sta emergendo dalle esperienze in corso in vari paesi europei e americani attraverso il programma SAT, che frutto di un processo lungo di raffinamento, riesce ad essere una risorsa di utilità pubblica perchè in un tempo sufficientemente breve costituisce un complemento significativo alla attuale formazione degli educatori.

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