I libri preferiti dal Santo Padre
Tiziana Lupi
La passione per HÖlderlin
Di libri, per esempio, ha parlato con il direttore Antonio Spadaro nella lunga intervista rilasciata qualche tempo fa alla rivista dei Gesuiti La Civiltà Cattolica. «Amo moltissimo Hölderlin» ha detto a Spadaro, riferendosi al poeta tedesco, considerato uno dei più grandi della letteratura mondiale. Tra tutte le sue poesie, ha aggiunto, «voglio ricordare quella lirica per il compleanno di sua nonna che è di grande bellezza e che a me ha fatto anche tanto bene spiritualmente».
La poesia in piemontese
La poesia di cui parla Francesco si intitola “Alla mia venerabile nonna (nel giorno del 72° compleanno)” e si chiude con i versi: «E imparerò a vivere a lungo come te, o madre! Pia e devota nella vecchiaia. Voglio venire da te, benedici ancora una volta tuo nipote e così possa l’uomo portare a compimento la promessa del bambino che è stato».
Non è difficile immaginare, conoscendo l’attaccamento di Jorge Bergoglio a sua nonna Rosa, come mai ami tanto questi versi: «Mi ha colpito anche perché ho molto amato mia nonna Rosa e lì Holderlin accosta sua nonna a Maria che ha generato Gesù, che per lui è l’amico della terra che non ha considerato straniero nessuno».
Grazie a nonna Rosa, Francesco ha conosciuto anche l’opera di Nino Costa: con la sua poesia Rassa nostrana, che il Papa conosce a memoria, quando era piccolo la nonna gli insegnava il dialetto di quel Piemonte da cui i suoi parenti erano partiti alla volta dell’Argentina. Nella libreria di papa Francesco, che ama anche l’opera in versi (La freschezza più cara) di Gerard Manley Hopkins, considerato uno dei fondatori della poesia inglese moderna, non c’è però posto solo per i libri di poesia.
Anzi: tra i suoi scrittori preferiti c’è il russo Fedor Dostoevskij, autore, tra gli altri, di Memorie dal sottosuolo, Delitto e castigo, L’idiota e I fratelli Karamazov. E ci sono anche due italiani: Alessandro Manzoni e Dante Alighieri. A padre Spadaro
Bergoglio ha confidato di avere letto I promessi sposi già tre volte e di avercelo «adesso sul tavolo per rileggerlo. Manzoni mi ha dato tanto» spiega, tirando ancora una volta in ballo la nonna che, «quando ero bambino, mi ha insegnato a memoria l’inizio di questo libro: “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…”».
I tre regni dell’aldilà
Come molti, probabilmente, ricorderanno sono proprio le parole con cui inizia il romanzo di Manzoni che descrive così il luogo in cui stanno per cominciare le (dis)avventure del curato don Abbondio e di Renzo e Lucia, i due giovani protagonisti del romanzo che vorrebbero sposarsi ma incappano nella prepotenza di don Rodrigo, signorotto locale incapricciato della ragazza e per nulla disposto a lasciarla tra le braccia del suo fidanzato. Nel febbraio scorso, in un messaggio inviato ai pastori pentecostali del Texas, Francesco ha usato proprio una frase di Alessandro Manzoni: “Non ho mai trovato che il Signore abbia cominciato un miracolo senza finirlo bene”.
Come I promessi sposi, il Pontefice ha letto tre o quattro volte anche la Divina commedia, il viaggio immaginario di Dante all’interno dei tre regni dell’Aldilà (Inferno, Purgatorio e Paradiso), una passione condivisa con un altro dei suoi autori preferiti: Jorge Luis Borges, «un agnostico che tutte le sere recitava il Padre Nostro perché l’aveva promesso alla madre e che morì con il conforto religioso». Con Borges, che, quando era professore di letteratura, invitò a tenere delle lezioni nel suo liceo, Francesco amava parlare a lungo di Dostoevskij e di un altro autore argentino: Leopoldo Marechal di cui apprezza in modo particolare il romanzo Megafon o la guerra.
Le confessioni di Sant’Agostino
A proposito di romanzi, un’altra delle letture preferite del Pontefice è Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson, sacerdote anglicano, figlio di un arcivescovo di Canterbury, che si convertì al cattolicesimo. Del romanzo, in cui l’autore paventa la scomparsa della fede cristiana a causa dell’influenza del relativismo, Francesco ha parlato in un’omelia dello scorso novembre: «Quasi come fosse una profezia, immagina cosa accadrà. Benson ha visto proprio quello spirito della mondanità che ci porta all’apostasia».
Naturalmente, tra tanti titoli, sugli scaffali di Bergoglio c’è posto anche per libri religiosi. Gli Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola, innanzi tutto, fondatore dell’ordine dei Gesuiti al quale lui stesso appartiene. E poi, tra i tanti, Teresa di Lisieux. Vita e attualità di René Laurentin, dedicato alla monaca carmelitana, mistica e drammaturga francese nota come santa Teresa del Bambino Gesù (o santa Teresina), al quale il Papa è molto devoto. Oppure, come raccontava al direttore Ferruccio de Bortoli nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera nel primo anniversario del suo pontificato, Pietro e Maddalena di Damiano Marzotto: un saggio sulla collaborazione tra donne e uomini nel Nuovo Testamento, sull’originalità e l’importanza del ruolo femminile nel processo di evangelizzazione, che ha definito«un bellissimo libro».
Da non dimenticare, infine, Tardi ti ho amato, romanzo di formazione e di conversione dell’irlandese Ethel Mannin, una riflessione sul rapporto tra gli uomini e con Dio che deve il titolo a una citazione delle Confessioni di Sant’Agostino. Un libro che l’allora professor Bergoglio faceva leggere ai suoi alunni del collegio dell’Immacolata di Santa Fe, in Argentina.
Alla mia venerabile nonna -Un brano dalla poesia di Hölderlin che papa Francesco ama di più
E le lacrime scorrono, come una volta, ancora dai miei occhi;
e ripenso ai lontani giorni passati e il mio cuore solitario gioisce
Ricordando la patria, e la casa, dove una volta sono cresciuto con la tua benedizione,
Dove nutrito d’amore, il bambino fiorì più in fretta.
Ahimè, come spesso ho pensato che ti avrei reso felice quando mi vedevo attivo nel futuro, nel vasto mondo.
Alcune cose le ho inseguite e sognate
E ho il petto ferito dal combattimento,
Ma tu me lo guarisci subito, o amata!
E imparerò a vivere a lungo come te, o madre!
Pia e devota nella vecchiaia.
Voglio venire da te,
Benedici ancora una volta tuo nipote e così
Possa l’uomo portare a compimento la promessa del bambino che è stato.
Johann Christian Friedrich Hölderlin (Lauffen am Neckar, 1770 – Tubinga, 1843).
Un brano della poesia in piemontese “Rassa nostrana” (razza nostrana), di Nino Costa (Torino, 1886-1945). – Il Papa la conosce a memoria fin dall’infanzia.
«Aj Piemunteis ch’a travajo fora d’Italia. Drit e sincer, cosa ch’a sun, a smijo: / teste quadre, puls ferm e fìdic san / a parlo poc ma a san cosa ch’a diso / bele ch’a marcio adasi, a van luntan».
(Ai piemontesi che lavorano fuori d’Italia. Diritti e sinceri, quel che sono, appaiono: / teste quadre, polso fermo e fegato sano/parlano poco ma sanno quel che dicono / anche se camminano piano, vanno lontano).
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